Lost in the Desert: un bene comune

“Lost in the Desert” è il brano scritto per dare sostegno ai lavoratori dello spettacolo messi in ginocchio dalla crisi causata dal COVID-19. Disponibile dal 12 maggio, tutti i proventi derivanti dal pezzo saranno devoluti al fondo COVID-19 MUSIC RELIEF a sostegno dei lavoratori del comparto musicale e artistico ideato e promosso da Spotify.

Un abbraccio collettivo

Rodrigo D’Erasmo, Daniele Silvestri, Rancore, Joan as Police Woman, Mace, Venerus, Enrico Gabrielli, Fabio Rondanini, Antonio Filippelli, Daniele “ilmafio” Tortora, Gabriele Lazzarotti e Alain Johannes.

Sono questi i nomi eccellenti che si nascondono dietro “Lost in the Desert” e che hanno unito le loro forze per registrare una canzone nel segno della fratellanza.

L’idea del progetto è partita da Rodrigo d’Erasmo e Daniele Silvestri ha fatto da catalizzatore. Il progetto quindi ha preso forma coinvolgendo passo dopo passo tutti i protagonisti e riempiendosi di forza e significato ad ogni passaggio.

L’idea di dare una finalità benefica al brano è venuta da sè, dal momento drammatico che vive il comparto culturale lasciato sospeso, a tempo indeterminato, per un’emergenza che riguarda tutti.

Lost in the desert
La grafica realizzata da Federico Magnasciutti per il progetto

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“Condividere è come vivere di più” canta Daniele Silvestri, portavoce di un messaggio comune.

Nei momenti di difficoltà bisogna stringersi ed unire le proprie forze.

Il collettivo di Lost in the Desert si propone di dare un aiuto concreto ai lavoratori del settore musicale. Ai tecnici che dietro le quinte, prima e dopo uno spettacolo lavorano nell’ombra perchè la nostra passione per la musica si realizzi e si concretizzi.

Quei tecnici che come dice Daniele SIlvestri “per noi non sono una categoria qualsiasi. Non sono numeri. Sono volti e nomi di fratelli, che da sempre dedicano – e vi dedicano – tante ore-energie- sudore-studio per permettere a qualcun altro di raccontare storie, suonare,ballare, disegnare mondi, regalare gioie e stupori, sogni e magie, bugie e verità”.

In questo periodo in cui i musicisti registrano in casa, lontani da studi e palchi il pensiero va a quei “fratelli” in difficoltà. “È il momento di dirgli che era importante quello che facevano e che prima o poi rifaranno, e che adesso che non possono fare… non sono stati dimenticati, messi da parte, abbandonati” .

Un pensiero che è volato oltre l’oceano ed è ritornato più ricco, delle parole e e della voce meravigliosa di Joan as Police Woman. Da New York la cantautrice ha restituito una melodia dolce e carezzevole che si sposava perfettamente con la base scritta da Mace e Venerus, gli archi di Rodrigo d’Erasmo, i fiati di Enrico Gabrielli, le tastiere e le elaborazioni di Daniele Silvestri e, le chitarre di Alain Johannes. La sezione ritmica affidata al basso di Gabriele Lazzarotti ed alla batteria di Fabio Rondanini a completare l’opera coordinata da Antonio Filippelli che ha dato forma alla canzone.

In chiusura Rancore, con il suo flow e le sue rime, a risvegliare bruscamente dal dolce equilibrio onirico della canzone, per raccontare un presente scomodo. Di chi registra “dentro un armadio” trovando “nuovi scheletri, nuovo habitat” di chi “con il corpo fermo/ basterà un quaderno che la testa naviga“.

A parlare di un momento in cui la musica, nella sua declinazione pubblica e sociale è ferma, ma che privatamente, negli studi privati, nelle case, nelle camerette e negli armadi dei musicisti continua a fluire. A fare da sostegno a cui aggrappare la propria anima. “Se il deserto è una terra arida tu sei tutto quello che ho“.

Anche se immateriale la musica può aiutare concretamente le persone in difficoltà ed è questo il desiderio del collettivo Lost in the Desert.

Perchè “tecnicamente, restare vivo serve a poco o niente, se sono privo di un’idea importante ,da condividere con chi si sente, come me“.

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