Rancore con “Eden” ha trasformato il palco di Sanremo in uno scenario post-apocalittico, eppur realistico. Il brano, prodotto in maniera eccezionale da Dardust, rievoca paradisi perduti, scelte sbagliate, destini al macero, divinità ansiose e un’unica alternativa: “Amati, copriti, carica”. E lo splendido video del brano rievoca suggestioni fantascientifiche, ossessioni digitali e visioni matrixiane
Rancore: l’Eden perduto che rievoca la storia dell’uomo
Un “ta ta ta” che azzera, che trasforma il paradiso in un’ossessione irreale, in un desiderio proibito, vietato. Un “ta ta ta” che trasforma il sangue nelle vene in un flusso di codici, numeri che si susseguono davanti uno schermo e diventano l’unica cosa che la nostra retina riesce a percepire. Rancore con “Eden”, porta sul palco di Sanremo una visione che solo all’apparenza è post-apocalittica. E il video, pubblicato oggi, amplia la visione di un testo che rivela ascolto dopo ascolto la sua complessità.
Le ossessioni digitali di Mr Robot e “quel codice, codice, codice” che diventa un mantra venefico, le visioni distopiche (o iperrealistiche?) di Black Mirror, i mondi virtual-reali di Matrix. L’Eden non è soltanto un paradiso perduto, ma anche un destino che esplode e si schianta come nell’undici settembre, una Biancaneve smarrita nelle polveri della Siria . E se “ogni scelta crea ciò che siamo”, una scelta diventa anche quella di “staccare la coscienza”, come se il cervello e l’anima fossero degli Ipad che necessitano di una (s)carica elettrica.
La mela che diventa la storia dell’uomo
La nostra storia è una mela che rotola. Un frutto mai colto che avvelena, separa, schianta, distrugge. “Ho sognato l’Eden, poi un albero e una mela che si stacca e che inizia a rotolare. Mentre rotola ripercorre la storia dell’uomo, dall’inizio fino ai giorni nostri. Ho deciso di scriverci una canzone che raccontasse i tempi che stiamo vivendo e che parlasse di come, ancora una volta, l’uomo è di fronte a una scelta che potrebbe cambiare tutto il suo futuro”.
Una “sliding door” universale che diventa tentativo di re-umanizzazione. Un canto del cigno che rischia di trasformarsi in requiem. Occorre coraggio per staccare i cavi che rischiano di bloccare il nostro sistema. Una determinazione che diventa protezione di se stessi. Un “ama, copriti, carica” per rompere lo specchio oscura con la nostra visione da matrigne avvelenatrici.
“Se ogni scelta crea ciò che siamo
Che faremo della mela attaccata al ramo?
Se tu fossi qui
Cosa ti direi
C’è una regola
Sola
Nel regno umano
Non guardare mai giù se precipitiamo
Se precipitiamo”.
Perché precipitare può significare schiantarsi, ma è anche l’unico modo per capire se il nostro paracadute umano funziona ancora e può portarci alla salvezza.