Cortocircuiti emozionali e spirituali, parole e protagonisti che cercano la pace agitandosi. Vasco Brondi ha presentato all’Auditorium Parco della Musica di Roma “Una cosa spirituale”, un live terreno ed ultraterreno nel quale il cantautore ricerca e canta le radici dell’anima.
“Non dire una parola che non sia d’amore” e “Amate e fate quello che volete”. Un respiro che unisce “Annarella” dei CCCP a “Ci abbracciamo” dello stesso Brondi. L’amore come atto di resistenza destinato a proteggere la purezza dell’essere umano. La potenza di una poesia che guida l’esistenza in mezzo alla tormenta.
Un concerto spirituale che ha attraversato la dimensione dell’anima con le parole di Fabrizio De Andrè, di Franco Battiato, degli Afterhours, di Ballard e Mariangela Gualtieri. Vasco Brondi ha celebrato la “benedetta storta razza che siamo” senza giudizio, senza urlare l’urgenza di una pacificazione dopo la battaglia, ma cercandola negli spazi di respiro fra le note del violoncello di Daniela Savoldi e quelle del pianoforte di Angelo Trabace.
Un live intimamente collettivo, “una cosa spirituale” che rappresenta una preghiera laica rivolta soprattutto a se stessi.
“Credo al potere dell’immaginazione per rifare il mondo, per sciogliere le redini della verità dentro di noi”. Un atto di fiducia, come quello invocato da J. G. Ballard in “What I believe”, filtrato attraverso la musica, in grado di riconciliarci con l’esigenza di cercare un tempo nuovo e di affrontare quell’impossibilità dell’esistenza con la quale siamo costretti a convivere.