La violenza di una quotidianità ipocrita, che “mostra i denti come un pescecane” per cibarsi delle sue vittime. La ricerca di una libertà tanto necessaria quanto sofferta. Il coraggio contro la paura e la vuota retorica di parole omologate ed omologanti. In “Cabarecht” le Karma B e Holidolores ci conducono in un percorso attraverso le contraddizioni di una società cieca, obnubilata da ruoli, generi e categorie. Lo spettacolo, una produzione Ondadurtoteatro, messo in scena al Teatro Centrale Preneste, è uno degli eventi clou di Drag Me Up – Queer Art Festival il primo festival italiano queer promosso da Roma Culture, curato dal Dipartimento Attività Culturali e realizzato in collaborazione con SIAE. Il festival ha preso il via in occasione della Giornata Internazionale della Visibilità Transgender e accompagnerà fino alla fine di aprile con un susseguirsi di eventi performativi, incontri, mostre fotografiche e laboratori che si svolgeranno in streaming sulla piattaforma di Drag Me Up.
La trasformazione è un viaggio all’interno di un’altra persona
Un vestito da sposa con gli angoli che si alzano, diventano delle ali o dei cappi. Una pistola, un colpo che segna il passaggio fra un prima e un dopo, fra una vita diventata specchio delle esigenze altrui e la libertà di spogliarsi delle proprie vesti che stringono addosso come catene. Immagini che scorrono sul fondo, come un percorso, come una liberazione. “Cabarecht”, una pièce teatrale realizzata dalle Karma B e da Holidolores con la produzione di Ondadurto Teatro è l’evento simbolo di “Drag me up” e sarà visibile on-line in live streaming sul sito del festival il 10, il 23 e il 28 aprile. “Trasformarsi significa mettersi nei panni di qualcun altro – ci spiegano le Karma B -. Rappresenta un modo per sviluppare empatia, per imparare che peso hanno quelle costrizioni che le donne vivono tutti giorni. È come un viaggio all’interno di un’altra persona dal quale si ritorna inevitabilmente cambiati”.
E Cabarecht è un viaggio attraverso un cambiamento sofferto, cercato, guadagnato. Un percorso drammatico che non rinuncia all’ironia che rappresenta “un filtro in grado di trattenere le scorie e far passare quello che si desidera”. Drag me up, in questo senso, unisce arti, stili e toni diversi. Un festival poetico e sorprendente, colorato e denso. “Un evento necessario perché con ironia, sensibilità e leggerezza rendiamo visibili persone che non lo sarebbero – racconta Holidolores -. Il nostro intento è anche quello di abbracciare le generazioni più giovani, perché la discriminazione va combattuta soprattutto accogliendo la forza e la libertà di chi ha, per età ed attitudine, meno pregiudizi”.
Un network internazionale per l’attivismo LGBTIQ+
Il festival Drag Me Up ha il valore di un network internazionale per le arti contemporanee e l’attivismo LGBTIQ+, attraverso esibizioni e incontri dislocati tra il centro e la periferia di Roma, e viceversa. La programmazione si chiuderà venerdì 30 aprile tra i vertiginosi tacchi 12 di Karma B e Holidolores che presenteranno il Drag Me Up Show in live streaming. Una pioggia di glitter e ironia, ispirata alla tradizione della Rivista e del Varietà, che vedrà esibirsi differenti artiste provenienti dalla scena Drag. Il Drag Me Up – Queer Art Festival non chiede permesso, non più. Arriva e si punta addosso l’occhio di bue rimasto spento per oltre un anno. E lo fa con la musica del Varietà in sottofondo e le cicatrici nel cuore, consapevole di ciò di cui è ancora necessario parlare, di ciò che è ancora necessario mostrare, di ciò su cui è ancora necessario fare attivismo e rete. Anche sopra il tacco 12.