M¥SS KETA alla Treccani: un talk in CAPSLOCK

M¥SS KETA Maestra di parole alla Treccani ,in un dibattito con il direttore del Salone del Libro di Torino e Premio Strega Nicola Lagioia. Da “PAZZESKA” a “Xananas”, dal “Burqa di Gucci” agli “haters”, la M¥SS ha raccontato come le parole della musica possano cambiare il linguaggio contemporaneo.

M¥SS KETA: l’ironia come grammatica

Decine e decine di persone in fila, mascherine, occhiali da sole e outfit sgargianti. No, non è un concerto in un club, ma un talk nelle sale della più prestigiosa enciclopedia italiana. Una rivoluzione estetica e culturale, una rottura degli schemi che ha come protagonista M¥SS KETA e il suo “Sold out in Treccani”

L’artista milanese è salita in cattedra nella sede dell’Enciclopedia Italiana in un talk con Nicola Lagioia, direttore del Salone del Libro di Torino. Il tema dell’incontro, “Le parole delle canzoni”, è stato il punto di partenza per una riflessione “senza maschere” sulla politica, sull’ironia, sulla brama, sull’odio social.

M¥SS KETA
M¥SS KETA

“Tutto il mio percorso, fin dall’inizio, ha voluto riconoscere un forte valore all’ironia – racconta -. Si tratta di uno uno sguardo che ti permette di allontanarti dalle cose, quindi ti protegge. Ridere di una cosa è anche un modo per tenerla a distanza e per cercare di allontanarsi dal brutto della cosa stessa”.

E l’ironia è anche un filtro per parlare della politica e dei cambiamenti della società. Da un DM al sindaco di Milano a una richiesta al primo cittadino di Roma (“Virginia mandami un tweet, anzi ora le scrivo, vediamo che dice”), fino alla “storia” con Massimo D’Alema (“se sapesse che sono qui, manderebbe subito un mazzo di rose”), la M¥SS ribadisce la necessità di superare lo steccato di una serietà che spesso è fine a se stessa. “Le persone più serie che conosco sono anche molto ironiche, autoironiche. Le persone che sono soltanto serie, che non ridono, che non sono divertenti, non sono così tanto intelligenti”.

“Prendiamo il controllo delle nostre vite”

La maschera e gli occhiali di M¥SS KETA sono una risposta diretta, ironica e “a viso scoperto” rispetto a tutte le maschere imposte dal mondo. Pregiudizi, impossibili da estirpare, che rischiano di soffocare. “Quando capisci che stai soffrendo per qualcosa di inutile, un giudizio dato da qualcun altro, un pregiudizio della società, un pregiudizio inculcato in te da questa società, ad un certo punto hai davanti due strade: o ti liberi da tutto questo ed inizi a star tranquillo oppure continui a seguire parole di altri che guidano la tua vita. Cos’è meglio? Io direi che è meglio guidarla noi, prendere il controllo noi di tutto questo”.

M¥SS KETA
M¥SS KETA

Uno switch che permette di togliersi le maschere imposte ed indossare il proprio vero volto. Un cambio di prospettiva vitale, costruttivo, che diventa un punto di partenza per ricostruirsi, per essere se stessi. Una consapevolezza che può consentire di proteggersi contro la marea delle opinioni, spesso non richieste, che rischia di travolgerci. Una risposta contro l’odio seriale e non giustificato.

E proprio gli “haters professionisti” diventano l’occasione per consentire alla M¥SS di fare una vera e propria lezione: “Ci divertiamo ancora con gli hatersì, soprattutto perché spesso sono molto sgrammaticati. Quelle “Ho” senza H, mi offrono facilissimi spunti per controbattere, anche troppo facili, potete fare di meglio ragazzi”.

L’ironia e la consapevolezza possono anche portare a strapparsi la “maschera sociale” imposta e diventare quello che si desidera. Una liberazione che passa attraverso la musica, le parole e un’immagine che destruttura gli stereotipi: “La cosa bella della maschera di M¥SS è che chiunque si metta occhiali e maschera può diventare M¥SS KETA. Quando ai concerti vedo i ragazzi con mascherina ed occhiali, sono felice perché sono a loro agio. Credo e spero che mettersi la maschera per chi mi ascolta sia liberatorio e significativo quanto lo è per me”.

Altre storie
The Purple line: la depixelizzazione del mondo di Thomas Hirschhorn